Vasco Rossi, Siamo qui: la recensione del diciottesimo album del rocker di Zocca, a sette anni da Sono innocente.
E rieccoci qui. Sette anni dopo. Come se il tempo non fosse passato, come se fosse trascorso un attimo, o forse una vita. Dal 2014 al 2021 è cambiato non tanto. Forse è cambiato tutto. I governi, gli equilibri globali, la salute di tutti (si legga la voce pandemia), la libertà personale, i diritti. Per dire, sette anni fa il padel era roba da nicchia, oggi una moda. Tutto è cambiato, velocemente. Anche nel mondo della musica, perché sette anni fa la trap in Italia doveva ancora arrivare, e l’Itpop era ancora solo il titolo di un album di Britti, prima di diventare il fenomeno che ha trasformato il nostro pop, portando l’indie sulla scena mainstream. Tutto è cambiato, tranne Vasco Rossi. O no?
Con Siamo qui, a distanza di tanto tempo, il Blasco si riprendere la scena con la potenza che solo lui è in grado di sprigionare in Italia. E non solo musicale, ma anche testuale e mediatica. Ma il suo ritorno non è un’operazione nostalgica volta solo al far ricordare, con una lacrimuccia, ciò che è stato. Vasco ha ancora qualcosa da dire, anche a costo di andare contro qualcuno. Sulla vita, sull’amore, sull’arte, sulla società. A modo suo, utilizzando immagini che sono sintesi di una poetica personale capace di diventare universale. Ancora una volta, a quarant’anni e più di distanza dalla prima.
Vasco Rossi, Siamo qui: la recensione
Partiamo subito da una buona notizia, anche per chi non ha mai ossannato ciecamente il Blasco. Rispetto al rocker un po’ spento di Sono innocente o anche degli altri album del nuovo millennio, quell’artista ingabbiato nel suo personaggio, il Vasco che si presenta sulle scene in questo 2021 non è nuovo, ma sembra possedere una maggiore energia e una maggiore voglia di imporre se stesso, con pochi compromessi anche a livello musicale. Forse perché il rock è tornato di moda negli ultimi mesi, o forse perché, a pochi mesi dai 70 anni, il Kom ha capito che ormai può prendersi quelle libertà che tanti ragazzi possono solo sognare.
Rispetto all’ultimo disco che ci aveva regalato, ma anche a qualche singolo pubblicato in questi sette anni, Vasco ci regala quindi un album breve (39 minuti circa), con dieci tracce che sono tutte più che dignitose. Come liriche, come costruzione, arrangiamento e anche come idea musicale. E già questa è una notizia.
Coadiuvato da amici come Tullio Ferro, autore di alcuni dei suoi maggiori successi (e qui della title track), Gaetano Curreri (Ho ritrovato te), Celso Valli, che ha curato l’arrangiamento delle ballad, e Vince Pastano, chitarrista del rocker che ha raccolto, in qualche modo, l’eredità di Guido Elmi, storico collaboratore del rocker scomparso nel 2017, Siamo qui scorre via senza momenti di pausa, senza momenti di noia, senza grandi sbavature.
C’è spazio per l’amore, come nel singolo Una canzone d’amore buttata via o nel brano, forse più sincero e immediato, La pioggia della domenica. Ma anche molto spazio per l’attualità, in pezzi come L’amore l’amore o XI Comandamento, forse il più duro (in tutto e per tutto) dei brani presenti nella tracklist. Ma a colpire maggiormente sono le riflessioni sulla vita, come quella di Un respiro in più, che musicalmente strizza l’occhio alla sua Emilia e risulta forse la canzone più intrigante del lotto insieme alla successiva Ho ritrovato te, che nasconde tutta la classe di Curreri.
Non c’è da aspettarsi rivoluzioni. Né colpi di Stato. Vasco è sempre Vasco. I fan lo ameranno e continueranno a farlo anche dopo questo album. Gli hater continueranno a detestarlo. E la critica si dividerà, com’è giusto che sia. Ma di alcune certezze abbiamo bisogno, oggi più che mai. Lui e la sua musica restano tra queste. Come diceva Franco, il resto è noia.
Siamo qui: la tracklist
1 – XI Comandamento
2 – L’amore l’amore
3 – Siamo qui
4 – La pioggia alla domenica
5 – Tu ce l’hai con me
6 – Un respiro in più
7 – Ho ritrovato te
8 – Prendiamo il volo
9 – Patto con riscatto
10 – Una canzone d’amore buttata via
Voto: 7.5
Di seguito il video di Un respiro in più: